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Mercato San Severino   Ospedale di M. S. Severino tante polemiche


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    OSPEDALE “FUCITO” DI S. SEVERINO TRA POLEMICHE E CRITICITA’. ANNOSE QUESTIONI SUL PRONTO SOCCORSO Si preannuncia un’ulteriore estate calda, per il presidio ospedaliero “Gaetano Fucito” di Curteri – frazione di Mercato S. Severino: un periodo bollente, rovente – non solo per il clima di questo periodo ma per le “rimostranze” (se così possiamo definirle) dei sindacati, in merito all’annoso problema (vexata quaestio) dell’apertura del (nuovo) Pronto Soccorso. Una situazione che si protrae da tempo, figlia di “lungaggini burocratiche” che a molti sembrano essere “politicizzate”. Il nervo scoperto è stato stigmatizzato, una volta di più, dai rappresentanti della sigla sindacale (Rsu) Cgil Gerardo Liguori e Gerardo Sessa. Preoccupati del futuro, del “destino” di questo nosocomio. Sito al centro della Valle Irno, ed a cui afferisce un bacino d’utenza molto vasto – dai comuni viciniori (facenti capo all’ambito catastale F138: Roccapiemonte, Castel S. Giorgio ed altre zone – non solo nella Valle) ma anche dalla popolazione scolastica proveniente dal vicino campus di Fisciano (si calcola di almeno 50mila possibili ed eventuali fruitori). Una struttura che in passato è stata fiore all’occhiello della sanità campana, forse anche nazionale. Sorta come residenza dei marchesi filantropi Imperiali – Filippo e la figlia Maria (si sarebbe dovuta chiamare, infatti, “Villa Imperiali” o “Villa Maria” – poi gli scolari del territorio optarono per “Fucito”) – per lungo tempo tale struttura ospitò un tubercolosario. Dove sembra sia stata ricoverata (anche) la madre del vescovo emerito Gerardo Pierro. Fu negli anni ’80 che l’ospedale raggiunse il suo massimo fulgore, che ottenne la qualifica di Dea (Dipartimento emergenza assistenziale). Poi, alla fine degli anni ’90, esso ospedale iniziò un lento ma “inesorabile” declino. A detta di molti sodalizi che, in tutto questo periodo, hanno combattuto e ancora stanno lottando per la dignità del prestigioso nosocomio. Enumeriamo il civico e spontaneo comitato “Pro Fucito” (istituito nel 2008, con al suo interno Giuseppe Saggese), affiancato dall’associazione “Alfonso Gatto” (retta da Luca “Enzino” Picarella e dal figlio Daniele); da “La magnifica gente do’ Sud” (con Alfonso Ferraioli); da “Amici della terra” (Tonino Napoli, Gerardo Fenza ed altri); da “Natura e cultura” (Giovanni Sessa). Solo per citare i consessi che hanno – maggiormente – avuto a cuore le sorti di questo complesso (col dottore Vincenzo Sica, anch’egli attento al destino del nosocomio). Nel tempo, molti e stimati professionisti hanno preso le parti del “Fucito”: medici e vertici amministrativi, nonché le suddette sigle (con gli attivi e alacri Sessa e Liguori, ma non soltanto: altri ) hanno portato avanti le istanze di questo presidio. Tra i professionisti più “ardenti” e “testardi” vale certamente la pena di ricordare il consigliere comunale nonché cardiologo Carmine Landi – che esercita a S. Severino. Egli ha indetto, a titolo personale e/o all’interno di apposite commissioni, numerose tavole rotonde ed incontri (briefing) anche alla presenza dei primi cittadini di Mercato S. Severino (Romano, ma soprattutto Somma) e di altri centri irnini. Negli anni sono giunte sempre grandi rassicurazioni, da parte dei vertici dell’ospedale “S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” – meglio conosciuto quale “S. Leonardo” – da cui, secondo le normative, S. Severino dipende. Sia per quanto concerne gli urgenti lavori di riqualificazione del già citato (e “nuovo”) Pronto Soccorso, sia per altre criticità inerenti sempre al “Fucito”. In particolare, i lavori per il Ps dovevano essere consegnati già molto tempo fa. Sempre secondo le stime fiduciose ed ottimistiche dei direttori generali o dg che si sono susseguiti alla guida del nosocomio “capofila”: il “Ruggi”/”S. Leonardo”. Il presidio, secondo i sindacalisti delle diverse sigle, appare in sostanza “sminuito” appunto dalle questioni relative al Ps. Dove – tra altro – professionisti competenti e valide figure lavorative sono soggetti a turni massacranti (in deroga alla legge 161/2014, che recepisce una direttiva europea, però solo allo scopo di sbloccare il turn over) per assicurare un servizio comunque discreto. Sebbene con cose ancora da… “rivedere”. È un peccato, perché l’ospedale sanseverinese vanta ancora delle eccellenze – che portano lustro ed onore all’intero territorio: sono all’avanguardia i padiglioni (e/o reparti) di Medicina Interna (Pilone e/o Sorrentino) e di Gastroenterologia o di Endoscopia Digestiva (Attilio Maurano). Erano validissimi anche i reparti di Ginecologia (con centinaia di parti all’anno, in acqua o comunque con tecniche innovative), di Ostetricia o di Ortopedia. Purtroppo, le tante vicissitudini del “Fucito” hanno mortificato, vituperato anche ciò che era ottimo. Sempre per quanto riguarda il presidio di Pronto Soccorso, recentemente i sindacalisti Cgil sopra menzionati hanno nuovamente iterato le giuste, legittime rivendicazioni e proteste in merito alla annosa e atavica chiusura di questo importante settore della sanità sanseverinese. E lo hanno fatto rivolgendosi ai media, sia social che cartacei o video. Il loro comunicato, in sostanza, esprime che “Non è possibile lasciare ancora chiuso il nuovo pronto soccorso di Curteri – si afferma – unico riferimento sanitario per il territorio e non solo. Occorre aprirlo immediatamente, e con personale dedicato – incalzano le sigle sindacali. “Il silenzio della politica locale è grave – puntualizza e specifica la nota stampa – e noi vogliamo convocare urgentemente un incontro fra le forze politiche e sociali del territorio e i manager aziendali. Siamo preoccupati per il destino del presidio – chiosa il testo. La lente dei sindacati del “Fucito” si posa soprattutto sulla carenza di personale – già abbondantemente stigmatizzata negli anni scorsi, su varie testate giornalistiche (cartacee e on line). Pochi operatori socio sanitari (contrassegnati dall’acronimo Oss) che invece avrebbero dovuto essere assunti da molti anni a questa parte. La penuria di figure professionali – è stato scritto, da tempo, sui quotidiani – tocca poi gli infermieri; i cosiddetti parasanitari e gli autisti di ambulanze, nonché i vigilantes. Non è una novità, dunque, tutto si protrae da molto. Ma adesso la situazione è al collasso. Occorre pensare che il Ps di S. Severino serve quotidianamente una media di settanta-ottanta pazienti o utenti che – nelle 24 ore – si rivolgono ai sanitari essendo in codice verde, giallo o rosso. La struttura scoppia, a scapito anche del costante ed incessante lavoro da parte del personale addetto. Comunque molto umano, paziente, serio, rigoroso. Attualmente il presidio conta diciotto infermieri, di cui due a turno fisso e tre a turno variabile . per assicurare un servizio – almeno – decente e dignitoso. Per garantire la presenza attiva di almeno cinque paramedici disponibili alle evenienze – in un turno di lavoro. Complessivamente il pronto soccorso consta – a tutt’oggi – di sei Oss e di una decina di medici, di cui due a turno fisso. Per coprire un lungo periodo di tempo. Per sopperire alle (tante) emergenze ed esigenze medicali e logistiche. Ovviamente, il turno più “complesso” e delicato è quello notturno – affidato praticamente a pochissime unità. Dagli articoli e dai servizi che compaiono sui media, appare chiaro che il Ps non è in grado di gestire – almeno in maniera ottimale, puntuale e precisa – l’affluenza di un numero sempre crescente di pazienti. Senza contare che spesso gli operatori del presidio (camici bianchi e personale ausiliario, infermieri e impiegati) vengono bersagliati con ingiurie e lamentele, per vere o presunte modalità di azione che possono non essere all’altezza del servizio da prestare. In poche parole, per aver sbagliato cure o per distrazioni nel prestare aiuto, nel soccorrere i malati. Il cardiologo Carmine Landi traccia un parallelo tra le vicende del “Cardarelli” di Napoli e quelle di Mercato S. Severino. Egli dichiara di aver anche interessato il Movimento Cinque Stelle (sia di S. Severino, con l’attiva consigliera Annalucia Grimaldi, che in un ambito più “elevato” o meno circoscritto), interpellandolo sull’argomento. Ma quello che emerge, dalle aspettative (evidentemente deluse) del medico e consigliere Landi, è la “demagogia” mostrata da alcuni politici. Come, secondo Landi, Caldoro e De Luca. Sono parole di questo professionista, che riscontra molta amarezza. Nel passato, Landi si è battuto con coraggio e passione, idealismo e speranza per ottenere servizi come – ad esempio – la “rete dell’infarto” a S. Severino. Oppure per migliorare il piano di viabilità e del traffico sulle autostrade tra S. Severino e Salerno per accelerare lo spostamento di pazienti gravi (malattie cardiache e/o improvvise) verso centri maggiormente specializzati. Ancora adesso, Landi propone alcune “semplici” (almeno in apparenza) soluzioni che potrebbero disintasare e decongestionare l’affluenza caotica al pronto soccorso. Una di queste porrebbe essere il blocco (con più razionalità) dei ricoveri “di accettazione”. Poi, la riserva di circa il 10% dei posti nell’ospedale al Ps (occorrerebbe rispettare l’apposita normativa in merito). Indi, il monitoraggio e lo screening dei pazienti “in uscita” verso (gli altri) i reparti. E tutto questo attorno alla “parola magica”: lo sblocco, fatidico e auspicato – agognato, del turn over. Insomma, le criticità dell’ospedale “Fucito” sono (e saranno?) ancora tante. Si spera di far sì che qualcosa – finalmente – si muova. Perciò, fino a pochi mesi fa, lo stesso Landi ha invitato sia il disponibile sindaco di S. Severino Antonio Somma che altri amministratori (compreso il direttore generale o dg Giuseppe Longo) a sedersi intorno ad un tavolo di “trattative”. Giuseppe Longo ha – parrebbe – in diverse occasioni assicurato il suo impegno per venire a capo del problema. Quale sarà il futuro dell’ospedale “Gaetano Fucito”? Ai posteri l’ardua sentenza.
     

    Articolo di: ANNA MARIA NOIA

     




Martedì 25 giugno 2019

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