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Mariano Ciarletta e la sua passione per Giovanna d’Arco
1)
Puoi raccontarci di questo tuo ultimo lavoro? Dalla poesia alla
saggistica, spiegaci un
po’ questo passaggio.
Ciao Mario, grazie per
lo spazio che sempre e con affetto mi riservi, è un piacere rivederti e
affrontare con te questa chiacchierata inerente al primo lavoro scientifico
a cui tengo particolarmente. Questo piccolo contributo, credo sia eccessivo
chiamarlo saggio, in virtù anche dei grandi nomi che hanno scritto e
continuano a scrivere sulla figura di Giovanna d’Arco è nato da
un’esperienza di tesi triennale, precisamente la seconda. Dopo aver
conseguito la laurea magistrale in Gestione e Conservazione del
Patrimonio archivistico e librario, ho deciso di continuare gli studi e
mi sono iscritto alla facoltà di Lettere Moderne e, una volta
terminato anche questo percorso, ho chiesto alla professoressa Charmaine
Anne Lee, docente di filologia romanza presso l’Università degli Studi
di Salerno, se vi era la possibilità di poter approfondire e trattare sotto
un’angolazione diversa la figura della pulzella di Orlèans proprio con un
elaborato triennale. Il responso è stato positivo, l’entusiasmo di questa
docente, a cui non dirò mai grazie abbastanza, mi ha fatto procedere spedito
nella stesura di una tesi proprio su Giovanna d’Arco e, ti dirò, ho potuto
collegare anche la mia grande passione per la poesia poiché, proprio
l’ultimo capitolo, era incentrato sulla prima poetessa che trattò le vicende
della pulzella, ossia Christine De Pizàn. Dopo la laurea, ho deciso di
continuare le ricerche, dovevo saperne ancora e di più. Così, con l’aiuto e
i preziosi consigli del professore Alfonso Tortora, docente di storia
moderna presso l’Università degli Studi di Salerno, ho dato alla luce questo
piccolo contributo, personale e sentito sulla famosa eroina francese con la
casa editrice Paguro Edizioni: Giovanna d’Arco. Guerriera, eretica, donna.
L’intervento successivo del professore Tortora è stato per me di
fondamentale importanza perché, è solo grazie ai suoi consigli bibliografici
se sono riuscito ad ampliare la mia ricerca, anche a lui, dunque, va tutto
il mio rispetto e la mia gratitudine.
2) Perché
hai scelto proprio la figura di Giovanna d’Arco? Cosa ti appassiona della
sua storia?
Io credo che Giovanna
d’Arco fosse una ragazza fuori dal comune, in rapporto all’epoca e al
contesto storico, politico e culturale in cui visse. Sembra scontato
ripetere quello che già Franco Cardini, Regine Pernaud, Larissa
Juliet Taylor, Giovanni Bogliolo e tanti altri studiosi da me analizzati
e citati nel mio contributo hanno affermato negli anni passati. Al di là
dell’aspetto puramente scientifico vi è stato, a onor del vero,
un’infatuazione verso questa eroina, questa donna esile, probabilmente
malnutrita e temprata dalle ferite di guerra, nata grazie dalla visione
delle numerose pellicole che la riguardano: Besson, Duguay, Bresson,
Dreyer, Fleming, Rossellini. Ognuna di queste, di fatti, presenta una
Giovanna d’Arco diversa seppur nel medesimo contesto storico. Proprio queste
differenze a livello cinematografico mi hanno portato, all’età di undici
anni, a compiere le prime ricerche. All’inizio compravo riviste storiche,
biografie, documenti illustrati. I miei genitori dicevano che mi stavo
fissando e così i miei compagni di scuola. Poi, intorno ai 18 anni, ho
iniziato ad acquistare vere e proprie opere di critica storica. Ho dunque
cercato questo personaggio nel profondo, l’ho osservato, ci ho pianto sopra
mentre sfogliavo quelle pagine, volevo capire dove si celasse tanto
coraggio, al di là del mandato divino, in una fanciulla di soli 17 anni; Non
ero mai contento né soddisfatto di quello che apprendevo e così, i libri che
compravo erano sempre pochi, per me insufficienti.
3) Se
dovessi indicare un’eroina moderna paragonabile a Giovanna d’Arco, chi
paragoneresti?
Il mondo è pieno di
donne valide e coraggiose, ma credo che al momento, parlare di una “Giovanna
d’Arco” contemporanea anzi, ultra contemporanea, sia difficile. Non
riesco a vedere un paragone che regga, forse è un mio limite… (sorride).
4) Sei un
giovane scrittore da poco laureato in Gestione e Conservazione del
Patrimonio archivistico e librario, quale messaggio vuoi lanciare con i tuoi
elaborati sia poetici che di ricerca storica?
Io amo sia il campo
della poesia sia quello della lettura e della ricerca storica. Amo
trascorrere tempo negli archivi ad osservare manoscritti, incunaboli e
settecentine. A volte vorrei tanto che quei testi mi parlassero, che si
materializzassero sotto aspetto umano per raccontarmi, per svelarmi cose che
i ricercatori possono dedurre, rielaborare, ma non vedere con i propri
occhi. Credo che questo sia un grande desiderio e un grande dolore per tutti
gli appassionati di storia, non essere lì in quel momento, in quel preciso
istante in cui vive e termina quel personaggio o quel contesto storico che
tanto studi, che tanto insegui nelle tue ricerche. L’unica cosa che
consiglio sia agli studenti, sia agli appassionati di storia o di poesia è
quella di leggere, di documentarsi ma soprattutto di innamorarsi di ciò che
ci rende delle persone motivate e migliori. Che sia musica, poesia o storia,
poco importa, bisogna andare fino in fondo, nonostante le difficoltà,
sempre.
5) Hai già
pensato al tuo prossimo lavoro?
Prima di scrivere,
bisogna leggere, documentarsi ed essere curiosi. Questo è il mio prossimo
passo.
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