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 Mercato San Severino: IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO CONTINUA LA LOTTA
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    IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO A PANDOLA DI S SEVERINO E A FISCIANO. ANCORA LOTTE. L’OFFENSIVA DEL COMITATO “AMBIENTE FUTURO” Il 2 febbraio ultimo scorso si è tenuta una delle tante riunioni, organizzate dal comitato apartitico e apolitico “Ambiente Futuro”, per far ancora una volta (e di più) chiarezza sull’intento – da parte dell’amministrazione di Fisciano – di realizzare un mega impianto di compostaggio aerobico ai confini con la frazione sanseverinese Pandola (oltre che con il Montorese). Come sempre, grande partecipazione di pubblico. Gente attiva, costernata, indignata, inviperita e – almeno in queste occasioni, finalmente! – davvero partecipe e interessata. Sembra addirittura strano, che le persone – in maniera così compatta e netta – prendano parte a delle iniziative per la salute e per il futuro di S. Severino e dintorni; in genere, politici e politicanti di turno confidano nella dabbenaggine, nel silenzio e nell’apatia dei concittadini. Ma stavolta, per fortuna, non è così. Non sarà così. Si spera, per il bene delle nostre aree demografiche. E democratiche. Nel corso dell’ulteriore incontro, sarebbero dovuti essere presenti i tre primi cittadini coinvolti nel problema – nell’affaire (ovvero Somma di S. Severino, che ha comunque assicurato la propria solidarietà istituzionale ai soci del movimento; Sessa di Fisciano; Bianchino di Montoro). Così non è stato; invece il sindaco di Fisciano – il già citato Vincenzo Sessa, che però si è mostrato (a detta di molti) un po’ “ambiguo” nei confronti dei protestatari – ha promesso che il prossimo 8 febbraio incontrerà gli esponenti di tali civici consessi. Pronte le reazioni dei simpatizzanti, che – alle 17.30 della data stabilita – hanno intenzione di presidiare in silenzio fuori dall’aula consiliare del Comune. Per vedere il da farsi. Chi abbia partecipato alle altre riunioni e/o a quest’ultima, si sarà certamente reso conto che la protesta appare ben fondata: non sono sprovveduti, gli appartenenti a tutti questi sodalizi contro il “mostro ecologico”. Anzi, si sono viste delle slide che spiegavano puntualmente (passo dopo passo) le varie fasi di lavorazione inerenti la struttura. Spiegate tecnicamente, con precisione e snocciolando dati alla mano sui pericoli che davvero potrebbero scaturire nel realizzare la – comunque – già progettata struttura. Se ne parla già dal 2008, infatti. Però, fino a tutto questo tempo, la volontà di costruire l’ecomostro è stata tenuta tacitamente segreta (o secretata, quanto meno) da dieci anni a questa parte. E c’è di più: il progetto originario prevedeva solo lo stoccaggio di 20mila tonnellate di organico, peraltro anaerobicamente, in un impianto assai più ridotto (come dimensioni) di quanto adesso si voglia attuare. Ora, le ultime documentazioni hanno creato una variante (urbanistica?) che permette al sito di compostaggio di lavorare 32mila tonnellate di rifiuti umidi – su una superficie più vasta. Senza contare il traffico incessante che si creerebbe in zona, dovuto ai camion conferenti appunto la spazzatura. Un doppio passaggio, all’entrata e all’uscita. L’associazione, ripetiamo apolitica e apartitica (trasversale – anche se “simpatizzano” per essa figure istituzionali quali Enza Cavaliere, neoassessore alla Cultura del “parlamentino” Somma, residente nella frazione Pandola, e l’altrettanto “pandolese” Annalucia Grimaldi del Movimento 5 Stelle) è stata ufficializzata formalmente ad ottobre-novembre 2017. È composta, attualmente, da una cinquantina di affiliati. Il direttivo consta di quattro soci principali. A presidente, il professionista Vincenzo Moscariello; il segretario è l’architetto e fotografo Felice Soriente; poi ci sono Angelo Coda (vicepresidente), Michele Barrella e l’ingegnere Nicola De Santis. Che ha esplicato con perizia e competenza le varie slide sul proiettore, sviscerando l’argomento per far capire ciò che il comitato andrà a contestare agli amministratori irnini (e non solo) che hanno già deciso per quanto riguarda il sito di compostaggio. Mentre, invece, il presidente Moscariello – che con passione si dedica alla “lotta”, togliendo tempo al lavoro e alla famiglia – è stato anche in visita agli impianti di Eboli e di Battipaglia (lo Stir). Ha così potuto documentare i miasmi nauseabondi e il rumore (inquinamento acustico) provenienti da tali edifici. Che però sono molto lontani, rispetto alla cittadinanza. Invece a Pandola (area Asi, zona S. Rocco), e ai confini del Fiscianese, la vicinanza dell’impianto ai nuclei abitati è davvero notevole. Da qui, tutta una serie di iniziative da attuarsi. La sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito al sito è iniziata già negli ultimi mesi del 2017, ma in questi giorni “Ambiente Futuro” ha intenzione di attivarsi maggiormente. “Siamo col fiato sul collo” – ha affermato la grillina Annalucia Grimaldi, con la consueta grinta e la schiettezza che la contraddistingue. Resa ancor più indignata dall’atteggiamento del sindaco di Fisciano che ha parlato, nel corso della conferenza stampa del primo febbraio, di “terrorismo psicologico” – quello che, a suo dire, stanno attuando i soci nei confronti di altri cittadini – e di “strumentalizzazione politica”, atti a far protestare la gente. Alla Grimaldi, e agli astanti, è sembrato che Sessa volesse quasi attuare una provocazione verso gli abitanti della frazione, che subiranno direttamente le problematiche della presenza di tale struttura sulla propria pelle. Al meeting erano presenti tanti Sanseverinesi e residenti di Montoro – tra cui un professionista che poi è intervenuto, asserendo verità suffragate da fatti e dunque non peregrine. Come “provocazione”, quest’uomo ha espresso l’ipotesi che – nonostante i circa 20 milioni di euro già stanziati – l’impianto potrebbe anche non essere edificato. E, nel caso fosse invece costruito, ciò contribuirebbe a una “bella figura” da parte dei comuni - sul cui territorio sarebbe ospitato l’impianto - a livello del comprensorio della “alta Valle Irno” e della “alta Valle del Sarno”. Quindi, nonostante il forte impatto ambientale – il sito “della discordia” è altamente impattante (è stato spiegato e illustrato ampiamente, con i video, da parte del giovane ingegnere Nicola De Santis) – il “mostro” riceverebbe un’evidenza politica. Ma la gente è stanca. Per di più, un immobiliarista locale ha preso la parola, mostrando che la presenza del sito comporterà sicuramente una “svalutazione edile e immobiliare”: perché mai si dovrebbe comprare una dimora nei pressi di questo bunker, eretto tra puzza e gas di scarico dei camion che vi accedono? S. Severino diventerà, allora, come Solofra. Tutti d’accordo, compreso l’architetto Carmine Petraccaro – con studio a S. Severino – da sempre attento ad eventuali “abusi” (architettonici, per l’appunto) nell’hinterland. Era presente anche il candidato di “Liberi e uguali” (Leu di Grasso) alla Camera dei Deputati (collegi uninominali di Salerno, Valle Irno, Cava de’ Tirreni e Costiera) Carmine Ansalone. In un “religioso silenzio”, assorto mentre prendeva appunti. E ciò è una dimostrazione della trasversalità “democratica” del sodalizio. Tutto pronto, dunque, per esortare le persone a lottare: volantini, manifesti e soprattutto creazioni di gruppi Whatsapp e/o Facebook sono in preparazione. Tutto, rigorosamente, autofinanziato. Con una raccolta fondi ad hoc. Libera, volontaria. Scorrendo le slide, De Santis ha innanzitutto evocato i tre principi - delle direttive europee - non osservati (non conformi) da questo progetto: autosufficienza, prossimità e correzione. Ha parlato degli ambiti territoriali ottimali o Ato – di cui 3 a Napoli, uno a Salerno e negli altri capoluoghi di provincia. Poi ha tracciato una ideale “storia” degli iter burocratici e dei processi di lavorazione del temuto edificio. Con dati alla mano: l’impianto sarà in attività tutto l’anno, tutto il giorno. Sarà grande delle dimensioni di cinque campi di calcio; per 19 milioni di euro. Undicimila i metri quadri occupati dai capannoni (o manufatti). Solo 2mila di area a verde. Tutto finanziato coi fondi europei (coesione) 2014-2020. Nel dettaglio, sono vari i tipi di rifiuti da trasformare in compost per terreni: scarti agroalimentari; lignocellulosici e fanghi (acque reflue). Il procedimento sarà aerobico – in presenza di ossigeno (bi-ossidazione), come invece non sarebbe dovuto essere. In principio era stato pensato anaerobico. I percolati e i reflui sono molto inquinanti. Senza contare polveri, gas e odori che si sprigioneranno dai locali… Inoltre, anche se le dimensioni non dovessero essere molto estese, il fabbisogno energetico che coprirebbe la produzione del compost sarebbe risibile. A tutti gli effetti, parrebbe, un’opera inutile. Di tutto questo, e di molto altro ancora, si è dunque discusso. Tra i malumori – giustificati o meno – degli abitanti. Che, ricordano, sanno delle prossime e vicinissime elezioni di marzo. Insomma, la lotta – per tutti loro – continua. La popolazione è caldamente invitata ad effettuare un sit-in silenzioso e vigile, attento, per l’8 febbraio. A Fisciano, con Sessa. E che battaglia sia…
    Articolo di: ANNA MARIA NOIA
    Lunedì 5 febbraio 2018






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