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   Roccapiemonte. Mercoledì 17 dicembre ultimo scorso una pregnante, benemerita iniziativa – “divisa”

    Roccapiemonte. Mercoledì 17 dicembre ultimo scorso una pregnante, benemerita iniziativa – “divisa” ” in più eventi – da parte della “famiglia” di operatori e circa duecento ospiti afferenti al centro riabilitativo rocchese “Villa Silvia”. Allo scopo di festeggiare degnamente, con i “semplici” di evangelica memoria e i loro “tutor”, il santo Natale (ricordiamoci che il Cristo si è incarnato nella dolente umanità proprio per gli “ultimi”) ecco che questa struttura ha organizzato ben tre kermesse vissute e animate dai giovani e meno giovani diversamente abili: una tenerezza! Il primo “punto” in programma ha riguardato la tradizionale pièce teatrale, portata in scena nei vicini locali di una ex vetreria, rilevata da “Silba” – azienda che comprende appunto Villa Silvia di Roccapiemonte e Villa Alba a Cava de’ Tirreni; subito dopo, largo ai dolcissimi cantori del coro – esibitisi in commoventi canti dal “gusto” triste e malinconico, agrodolce ma anche lieto. Infine, sempre i “ragazzi” del centro hanno indossato i panni dei protagonisti e personaggi della Natività – presso la chiesetta di S. Anna nel vicolo “Purità”. Tutti e tre gli happening hanno visto l’attiva partecipazione non solo dei portatori di handicap ma anche dei loro responsabili, in un afflato d’amore e sofferenza che ricorda appunto la nascita – povero tra poveri – del Re dell’universo. Ciò al fine di entrare meglio addentro il “magico” spirito della nascita di Gesù. Ma non soltanto i “disabili” hanno contribuito a ricreare il clima di festa: al termine dell’insieme di manifestazioni, “condite” perfino da assaggi di gustose caldarroste arroventate dai partecipanti, largo a tanta musica popolare con un gruppo di suonatori di tammorra. Musiche antiche, di grande pregio etnografico, che hanno reso omaggio all’atmosfera ansante. Ciò al centro del giardino comune ai vari padiglioni, abbigliato, per l’occasione, con presepi e manufatti all’insegna del riciclo e con materiali fantasiosamente utilizzati per addobbare l’edificio.



    Ed ora, veniamo a noi: otto differentemente abili e due educatori (tra cui un attore “reale”, Antonio Stornaiuolo) hanno allestito, grazie alle attività interrelate dei vari laboratori – comunque comunicanti – la rappresentazione di Antonio Petito “Pascariello surdato congedato”, atto unico reso a misura degli “attori” in erba. La corale, invece, era composta da ben venti elementi tra convitto e semi convitto; essa constava anche di due educatori e un musicoterapista. Il presepe vivente era quindi costituito da dieci figuranti portatori di handicap. A portare i saluti e gli auspici di un anno migliore, all’inizio di tutto, i responsabili di Villa Silvia Vanna Nicotera (che ha curato l’aspetto sociale del ciclo di manifestazioni); Giovanni Di Giura e Cinzia Montefusco. Costoro hanno introdotto parlando a nome dell’intero staff, dei medici e del personale paramedico – tra cui assistenti,



logopedisti, educatori. È stato doverosamente ricordato il direttore Umberto Bartiromo, scomparso in questo 2014, che – come del resto tutti gli operatori – apprezzava questa professione e i suoi “ospiti”, da sempre coinvolti in iniziative analoghe – e non soltanto a Pasqua (con la via crucis) o per l’appunto a Natale! Ai lati del padiglione dove si è tenuto il recital, vi era un albero di Natale realizzato con la consueta creatività, con inventiva, da parte dei pazienti del centro. Che sono stati anche visitati – per questa occasione – dagli studenti del vicino liceo scientifico. Proprio tali adolescenti li hanno accolti, con occhi disincantati. Il teatro in particolare ha rappresentato un felice ed ideale connubio tra impegno e sforzo per una maggiore integrazione e socializzazione nonché espressione di sé da parte degli “handicappati”; di scena anche il simpatico Domenico Aniceto – alle prese con un doppio ruolo, da uomo e da donna – e l’ironico Vittorio Fumo, invece tra le “comparse”. Valida anche la suggeritrice. Per i canti natalizi, invece, è stato come aprire un percorso nella condivisione della sofferenza: questo in quanto avviandosi verso la chiesa di S. Anna nel vicolo Purità la comunità rocchese ha assistito commossa all’esibizione, affratellata da questi “diseredati” della terra per i quali principalmente è giunto qui Cristo bambino. La cantoria si chiama “Magnifica gente” e, assicurano gli operatori, ha già partecipato con grande successo a festival di “categoria”; ad aprire – veramente! – il cuore grazie agli inni natalizi performati dai dolcissimi disabili note nenie e melodie del calibro di “Venite fedeli”, “Gloria in excelsis Deo” e “Tu scendi dalle stelle”. Il presepe era interessante, coi costumi indossati dai partecipanti – realizzati dai genitori o da parenti. E dunque al termine: tutti a mangiare caldarroste e, soprattutto, a partecipare lietamente al grande mistero dell’Incarnazione!
ANNA MARIA NOIA
Testo scritto di: Anna Maria Noia
Redazione: notizieirno.it

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