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   LA FAMIGLIA DE CHIARA DA SALERNO A CAPRIGLIA 72 ANNI DOPO
    L A FAMIGLIA DE CHIARA DA SALERNO A CAPRIGLIA 72 ANNI DOPO













Salerno. Una famiglia compatta, unita. Abituata ai sacrifici, ma tanto dignitosa: è la stirpe di Luigi De Chiara, ricordata dal figlio Valentino. Ben dieci fratelli che hanno condiviso nel volgere delle stagioni i valori del paterfamilias, per l’appunto Luigi. La loro è una storia curiosa, che parte da vicino, come luogo geografico e quale “richiamo del cuore”, ma – al contempo – da lontano per quanto riguarda quel gran galantuomo che è il Tempo; talmente galantuomo che ha ricondotto la stessa famiglia proprio nei luoghi che sono stati loro più cari: Salerno e la Valle Irno. Il tutto parte dal 1943, in piena seconda guerra mondiale. Il conflitto è stato lungo, angoscioso, logorante. Siamo nella periferia Est del golfo di Salerno, precisamente nella zona detta “Piazza d’armi”. Racconta Valentino De Chiara, arzillo e sportivo 77enne dal ricco curriculum e dalla storia originale e densa di aneddoti – autore tra l’altro del libro “Il mio ’43 e gli anni successivi” – che quando egli aveva cinque anni il padre decise di recarsi da Salerno a Capriglia di Pellezzano, per sfuggire ai bombardamenti precedenti lo sbarco degli Alleati. Fu così che la numerosa famiglia si ritrovò a percorrere ben 12 kilometri in un sol giorno, ovviamente a piedi. Capriglia – al centro della Valle dell’Irno – allora era soltanto un borgo, per quanto ameno, nel cui entroterra si trovavano i parenti della madre, Carolina Barrella. Era il 21 giugno 1943. Luigi, classe 1900, era macchinista delle Ferrovie dello Stato; la moglie, casalinga, era del 1911. Si sposarono nel 1927 e la loro feconda unione vide nascere quasi un team calcistico: dieci pargoli, dieci rampolli. Ognuno con una fierezza ancestrale alle spalle. Vincenzo, Bernardo, Anna Maria, Eugenio, Valentino, Laura, Rosalinda, Beniamino, Renato e Silvana i loro nomi. Quando il “patron” Luigi condusse a Pellezzano la famiglia, con lui vi erano quattro maschi e tre femmine; Beniamino viaggiò nel grembo materno, per nascere proprio a Capriglia: l’unico componente (a parte la madre) non venuto alla luce nella hippocratica civitas! Nel 1947, poi, nascerà Renato, mentre Silvana vedrà la luce “solo” nel 1949. Tanti carismi diversi e tante storie intrecciate – quelle dei fratelli De Chiara. Che, per riunirsi e “celebrare” in qualche modo (se così possiamo affermare) quel vivido seppur “animato” momento del cammino - dalla Salerno dell’operazione Avalanche (anche se questa è avvenuta in seguito, il 9 settembre) verso la tranquillità di Capriglia – hanno deciso di ripercorrere lo stesso tragitto di libertà proprio oggi, domenica 21 giugno, S. Luigi Gonzaga. Appuntamento per stamane alle ore 9, partenza da Piazza d’Armi. Logicamente, l’intero tragitto avverrà a piedi, con i fratelli che sono rimasti ancora in vita. Il legame affettivo è ancora molto solido; tra i più intraprendenti della sua generazione è Valentino, che ha inteso adunare i consanguinei in una modalità certamente “estranea” ai rapporti superficiali di questa temperie. Trasferitisi nel 1956 a Milano, a causa del lavoro del padre, lo stesso Valentino racconta nel libro dell’arruolamento in Marina e poi della morte della madre nel 1961. “Non feci in tempo per i funerali – ha dichiarato – ma sono l’unico figlio che ricordo mia madre da viva.” Poliedrico ed eclettico, versatile, Valentino è forse il più “salutista” e sportivo dei De Chiara: campione di frisbee negli anni ’70, oggi gestisce a Milano il centro sportivo da lui fondato, il “Barona” Playing field.

ANNA MARIA NOIA
3490 BATTUTE
Testo scrittoa di: Anna Maria Noia
Redazione: notizieirno.it

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