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  Sabato 16 dicembre 2017

PRESEPI A S. SEVERINO - #notizieirno.it#
PRESEPI A S. SEVERINO


Un artistico presepe è stato allestito nella chiesa di Costa – frazione di S. Severino – a cura di numerosi ed entusiasti cittadini, residenti nella località. Persone sensibili al culto cristiano del Natale, tra cui un mandolinista e altri appassionati. Sotto l’egida del parroco don Gerardo Lepre, responsabile della chiesa. Il manufatto consta di una ventina di pastori novecenteschi di medie dimensioni (25/30 cm), più altri rimpiccioliti (in totale i “figuranti”, i personaggi sembrerebbero essere trenta). È abbastanza esteso. Particolarmente suggestiva la capanna della natività. Il manufatto è rustico, in stile napoletano (‘700); ha un effetto di mare in movimento. Si allarga in profondità, con un lavatoio (sempre settecentesco) ed un acquedotto da cui si osservano gli archi. Nella sacra rappresentazione si intravede – lateralmente – una sorta di deserto. E, sempre di lato, c’è una cascatella, con un ruscelletto e una fonte. Il muro di cinta
delimita le casette; vi è poi una torre. Emerge l’effetto prospettico del dopo-Giotto, un diorama davvero particolare e ben congegnato. E non finisce qui. A Costa – da qualche anno, poi interrotto per un’edizione – c’è pure il presepe vivente: tra i meandri e i vicoli si svolgono magiche occasioni di vivere il Natale. Per la gioia dei visitatori, anche per il 2017-2018 vi sarà l’appuntamento con i figuranti – che percorrono i casali costesi. Si parte il 26 dicembre, dalle 18 alle 21. Lo stesso orario, per l’1-6-7 gennaio 2018. Invece, nei giorni 30 dicembre e 5 gennaio, il presepe sarà percorribile dalle 20 alle 23. Previsti la nevicata sulla capanna e lo spettacolo della stella cometa. Direttamente dalla grotta di Betlemme, giungerà la “luce della pace”. Il 6 gennaio, uniti ai Re Magi, i visitatori porteranno doni in beneficenza. Il presepe vivente – afferma uno degli organizzatori e/o sostenitori, Vincenzo Salvati – è nato nel 2012, da un’idea dei giovani afferenti alla chiesa dell’Annunziata – appunto a Costa; da allora l’importante manifestazione coinvolge non meno di 300 personaggi/figuranti – tra i residenti, di ogni età. Essi – con grande spirito di sacrificio – offrono ospitalità e cortesia ai numerosi visitatori, curiosi di assistere alla nascita di Gesù. Animando le scene della quotidianità ebraica nel villaggio presepiale. Tre mesi di duro lavoro, per accogliere ed ospitare più di 10mila avventori provenienti dalle frazioni limitrofe o da altri comuni. La luce della pace è uno dei momenti più singolari e commoventi, tra le tante occasioni di apprendimento e riflessione offerte. Ingresso libero. Ed ecco che si schiudono le porte del Natale, con la sua magia, anche per quanto concerne il tradizionale, consueto presepe vivente di Pandola (altra nota e popolosa frazione); un qualcosa di scenografico che vanta radici antiche. La sua ideazione viene attribuita a don Salvatore Guadagno – compianto parroco sanseverinese. Assieme a lui, tutto un gruppuscolo di piccoli-grandi uomini; tra questi ricordiamo Gino Noia. Era un allestimento molto popolare e organizzato sin nei minimi particolari già negli anni ’80. Col tempo, tutto era un po’ scemato – volatilizzato. Poi, qualche anno fa, il rinnovato impegno di vari cittadini – in primis i più giovani – e soprattutto del sodalizio “Il castello”, nella persona della responsabile (attiva e disponibile) Enza Cavaliere, ha ricreato il mistero che avvolge la natività dando voce nuova all’evento. Che si preannuncia – anche per il 2017 – uno dei più attesi di questi scampoli di anno. Con molto lavoro o sforzo di tutti, e somma umiltà, anche in queste rinnovate edizioni si è riusciti a stabilire il percorso – allegorico e reale – verso il mistero del Logos, del Verbo incarnato. La rappresentazione consta, per quest’anno, della presenza di oltre 400 figuranti in costume; a partire dalle 18 del 25 dicembre, essi abiteranno i casali di Pandola immersi in scene di tranquilla e ordinaria esistenza, nel mondo di 2mila anni fa. “Pandola come Betlemme” – recita il motto di questa edizione. Ed infatti Betlemme – Belen in portoghese – è la “casa del pane”. Il Cristo che spezza – “cannibalismo rituale”, per gli antropologi – il corpo per noi è appunto pane che si fa cibo, per la salvezza dell’umanità irredenta. Ma passiamo oltre. La rievocazione storico-religiosa si snoderà per le viuzze più caratteristiche, per approdare – e fermarsi – nella zona sottostante il castello dei principi che hanno dato lustro e blasone a S. Severino. il castello stesso è raggiungibile per tre ingressi: da Ciorani, da piazza Imperio e, proprio, da Pandola. Il salto indietro nel tempo prevede un tour (guidato) tra personaggi, balli e antichi mestieri. Al calar della sera, Pandola stessa cambierà vesti e diverrà un piccolo e pacifico borgo. Ben lungi da inquinamento e problemi della recente attualità. Eppure qualcosa, la nascita di Gesù, sconvolgerà con nitore l’amenità di questo luogo senza età, senza tempo. Saranno aperti i portoni – rinnovati e ampliati rispetto al 2016; l’illuminazione pubblica sarà totalmente oscurata, per permettere ai “pellegrini” di ritrovare l’atmosfera del tempo romano. Alla fioca luce di tede, lanterne e lampade ad olio, con bracieri. Oltre ai sacrifici dei soci, vi è stato l’interessamento di imprese locali – a mo’ di sponsor – che hanno prestato attenzione e motivazione all’avvenimento. Ci sono anche novità, rispetto alla trascorsa edizione: ben 300 piccoli allievi delle scuole elementari, primo circolo, eseguiranno dolci canti natalizi. In verità si sono preparati già dal mese di novembre. Il coro di voci bianche si esibirà all’interno del presepe. E c’è di più: anche la scuola media “S. Tommaso”, attiva realtà comprensoriale, non starà da parte ad assistere inerte bensì diverrà (anch’essa) protagonista del presepe. Ciò attraverso la partecipazione dei giovani studenti, che declameranno dei testi proprio durante le scene presepiali. Scuola e integrazione, dunque. La Cavaliere ringrazia sia la dirigente scolastica della “S. Tommaso” – Angela Nappi – che la ds (preside) e direttrice Laura Teodosio per le elementari. Ma si apprezza l’operato delle due responsabili della scuola di danza “New free dance”, ovvero Rossella Losco e Annamaria Casaburi. Col loro proficuo lavoro, faranno sì che molti bambini allieteranno la rappresentazione mediante balletti e figure coreografiche. Importante la rassegna stampa – diramata da Enza Cavaliere e dal suo team – che comprende recenti e soprattutto antichi articoli inerenti la manifestazione pandolese. A partire dall’invito del già citato don Salvatore nel 1988. E addirittura prima, con gli annunci sui giornali da parte di cronisti sanseverinesi o non quali Michele Ariano (“Roma”, 21 dicembre 1977) e Eugenio Zambrano (“Il mattino”, 24 dicembre 1983”). E poi, tanti altri interventi: quello di Pino Blasi per il tg; quelli – ripetuti – di Anna Manzi… Un qualcosa di anziano che si veste di nuovo, dunque… E “Il castello” invita grandi e piccini a scommettere sulla buona riuscita della kermesse. In auge, lo ricordiamo, nei giorni 25 e 26 dicembre e l’1-5-6 gennaio 2018. Ore 18-21. Oltre a tali istituzioni, val la pena soffermarsi a rimirare il presepe realizzato al convento di S. Antonio – capoluogo – durante le festività, ore 9-12.30 e 17-20.30. Questa volta il tema (ogni anno diversificato) è “Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo”. Diciannove presepisti e sempre idee innovative, tra giochi d’acqua e dettagli variegati ma precisi. Anche qui, materie prime di risulta (legno, cartone, polistirolo, ferro). Tra sacro e profano, tra ghirigori e volute… Colonne spezzate e ambientazioni suggestive e vintage. I pastori, quasi una trentina, sono molto preziosi. Risalgono dagli ultimi anni del ‘700 alla metà dell’800. Il presepe si snoda per alcuni metri all’interno del chiostro dei frati francescani. Che invitano ad accorrere in frotta. Una realtà sempre partecipe e responsabile, quindi, quella del gruppo presepisti. Infine, non dimentichiamoci della natività racchiusa nella chiesa di S. Giovanni in Parco – sempre S. Severino, sempre capoluogo. Il manufatto, realizzato con perizia e sobrietà da alcuni volontari – tra i quali vogliamo almeno ricordare Elena Pironti, ma non soltanto (il lavoro è sempre di squadra) – è di fattura “palestinese”. È significativo e completo di scene forti e pregnanti, come l’incontro tra la Vergine Maria e la cugina S. Elisabetta. Meritano una menzione anche altri tipi di presepe, sparsi per l’hinterland. Non ci dilunghiamo più oltre, troppo, altrimenti l’articolo presente diviene illeggibile.

Articolo di: ANNA MARIA NOIA

  Sabato 16 dicembre 2017


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